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Veleno lento. Contro il logorio della vita.

Immagine del redattore: purpurripurpurri

Ricordate il Cynar, l’aperitivo che, con la sua celebre frase “contro il logorio della vita moderna”, divenne simbolo di un'epoca in cui l’Italia si stava adattando al progresso? Quella frase, quasi una sorta di slogan nostalgico, racchiudeva un’idea che, a distanza di decenni, è diventata sempre più attuale. Oggi, il logorio della vita moderna non è solo una frase pubblicitaria: è una condizione che ci affligge ogni giorno, un veleno lento che ci scorre nelle vene, silenzioso e inesorabile.


Ernesto Calindri
Ernesto Calindri

Negli anni ‘60, quando Grazia Livi parlava di ansia e tensione come segni di una vita troppo frenetica, il mondo era già consapevole dei primi segnali di quello che oggi chiameremmo stress. Le nostre vite stavano cambiando: la società si stava velocizzando, l'automazione e il progresso scientifico ridefinivano le regole dell’esistenza. Eppure, tra un ritrovato benessere e una nuova disponibilità di beni di consumo, si faceva strada una sensazione di vuoto, una frenesia interiore che si trasformava in disagio psico-fisico. Se in quegli anni il concetto di stress stava appena emergendo, oggi è diventato un tema centrale, con un impatto profondo sulla nostra quotidianità.


Grazia Livi
Grazia Livi

Lo stress oggi non è così diverso da quello degli anni '60. Non parliamo più solo di un ritmo di vita accelerato, ma di una vera e propria sovrabbondanza di stimoli: il digitale, le informazioni sempre a portata di mano, la connessione continua, le aspettative sociali che ci spingono a essere sempre produttivi, sempre “attivi”. Il nostro corpo e la nostra mente sono costantemente sollecitati da un mondo che non si ferma mai. E il prezzo di questa frenesia è alto: un veleno lento che ci intossica gradualmente, senza che ce ne accorgiamo. Le generazioni che hanno ereditato questo ritmo incessante sono diventate “diverse” rispetto a quelle passate, non solo nei comportamenti, ma anche nei disagi psicologici che emergono con sempre maggiore frequenza. Ansia, depressione, disturbi del sonno, e quella sensazione di essere sempre sopraffatti da tutto.


video di Rai Cultura

Eppure, se guardiamo indietro agli anni '60, possiamo intravedere una riflessione che non è mai stata tanto attuale: la necessità di fermarsi. Di ascoltarsi. Le parole di Grazia Livi e gli insegnamenti di Mady Obolensky, con il suo esercizio di quiete interiore, sembrano oggi più che mai un invito a ritrovare il nostro equilibrio. La frenesia del mondo moderno, infatti, ci ha allontanati da un contatto fisico e mentale autentico con noi stessi. Lo stress, la tensione, la velocità, diventano pericolosi solo quando non siamo in grado di rallentare, di fermarci, di ritrovare il nostro centro. E la via d’uscita da questo ciclo di logorio non sta nell'aspettativa di una vita perfetta, ma nell’accettazione di una vita più equilibrata, meno centrata sull’apparenza e più sul benessere.

Esercizio anti stress

Oggi, a distanza di decenni, il video di Rai Cultura, "Il logorio della vita moderna" (Nasce una nuova malattia, lo stress), ci fa riflettere più che mai su come, già negli anni '60, lo stress fosse il primo campanello d’allarme di una condizione che avremmo poi ereditato nelle generazioni successive: un Veleno lento contro il logorio della vita che si insinua gradualmente, giorno dopo giorno.

Non è cambiato molto rispetto a quel tempo: lo stress continua a essere presente nella nostra vita, ma oggi è amplificato dalla continua connessione. La vera sfida del nostro tempo non è correre più velocemente, ma imparare a fermarci, a respirare, a vivere con consapevolezza.

Quello che si intravedeva negli anni '60 come una malattia che stava per manifestarsi, oggi è una condizione ormai radicata. In fondo, è proprio in quei momenti di pausa, di riflessione, che possiamo riconnetterci con noi stessi, riscoprendo la tranquillità che sembra sempre più lontana.



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