Articolo scritto da Grazia Livi - Epoca 1962 - 1967
Il ritmo nevrotico che ci ossessiona nel lavoro e nella vita di tutti i giorni ci ha fatto smarrire il contatto fisico con noi stessi. Oggi, esistono particolari sistemi di ginnastica psicosomatica che liberano l'uomo dalla tensione spasmodica restituendolo alla sua naturale armonia.
Accade sempre più spesso a tutti noi: nessuno escluso. Un giorno è un pallore teso sulla nostra faccia che non conoscevamo, o il lento insinuarsi d'un mal di testa, o un improvviso malessere alla nuca e alle spalle. Un altro giorno è un senso d'insofferenza al rumore del clacson, dei freni che stridono, o la difficoltà a prender sonno, o il sonno stesso che si mantiene, l'intera notte, superficiale e febbrile. Un altro giorno è un vago stato d'allarme, o un senso di rigidezza in tutto il corpo, o uno scoppio di irascibilità irragionevole, strana. << Per forza >>, spiega lo psichiatra Augusto Ermentini, da anni studioso di questi problemi, << la società nella quale viviamo ci costringe a un ritmo troppo inquieto, troppo rapido. Ci avvolge e ci irretisce da ogni parte di stimoli eccessivi: basta pensare al rumore, vero il quale possiamo fare ben poco. Ci offre di continuo sollecitazioni alle quali tentiamo disperatamente di adeguarci - l'automobile, il viaggio, i vestiti , l'elettrodomestico - e che creano in noi delle spinte sproporzionate alle nostre forze. Si arriva all'assurdo: martellarti da queste spinte non riusciamo più a fermare il nostro ritmo, e anche la sera, uscendo dall'ufficio, continuiamo a lavorare, lavorare. E così accade che una persona si trovi ad essere sovraccarica, si trovi come ingorgata da un eccesso di tensione. L'insonnia, l'ansia, l'irritabilità non sono che le conseguenze di questo eccesso: sintomi diffusi che colpiscono tutti noi, cosiddetti sani o normali>>.
Questo malessere, dunque, ha un nome semplice e preciso: tensione. Più che una malattia è un lento veleno che accompagna i nostri gesti quotidiani e a poco a poco ne intossica il ritmo, il fluire. È uno squilibrio fra le nostre forze e le innumerevoli emozioni che siamo chiamati a subire, una specie di scompenso penoso e continuo. È un'oppressione, un sentimento, inquieto, agitato della vita. È un tendersi costante dell'anima e del corpo, una mancanza di naturalezza, di calma, che va assolutamente osservata e curata. Ma come?
L'Italia, in realtà, è un paese estroverso che tende a sottovalutare questi malesseri ambigui, fin d quando non si realizzano in una vera e malattia, nevrosi o follia. Non solo: ma è anche un paese che tende a puntare su sitemi di prevenzione e di cura altrettanto estroversi: lo sport, il moto, lo svago ad ogni costo, oppure un semplice cachet, un tranquillante. È solo in questi ultimi tempi, infatti, che hanno incominciato ad affiorare anche da noi, e soltanto a Milano, città dell'ansia, le prime tecniche rieducative alla calma, al riposo, le prime ginnastiche di distrazioni psicofisica.
Sono tecniche in gran parte derivate dall'Occidente (in special modo dallo yoga), diversa l'una dall'atra nei modi, negli stili, ma molto simili, invece, per lo scopo profondo che le anima: ritrovare la creatura umana al di la delle tensioni e delle mortificazioni imposte dalla società, ricondurla al suo ritmo armonioso, ridarle la naturalezza perduta, la fiducia nell'anima e nel corpo.
Distensione della schiena
Questo è uno dei movimenti base della ginnastica << psicosomatica >> di Mady Obolensky. L'allieva si sdraia sulla schiena e inizia un dondolo continuo da destra a sinistra, allargandolo, sempre di più fino a cadere su un fianco. Questa posizione cosidetta << prenatale >>, consente un completo abbandono di ogni fascio muscolare e da un senso di profondo benessere a tutto il corpo. Anche qui, come in ogni altro esercizio della ginnastica distensiva, il ritmo con cui si eseguono i movimenti varia da livello a livello: si tratto di un ritmo << individuale >>.
Movimento per sciogliere il bacino
L'allieva, sempre Ssdraiati sulla schiena, forma un cerchio con le braccia davanti a se, intrecciando le dita. Infila il piede e la gamba nel cerchio, facendo attenzione attenzione a non toccare le mani. Durante questo movimento tutto il corpo partecipa senza essere costretto in uno schema troppo preciso. Poi l'allieva sfila di nuovo la gamba, si riposa per qualche attimo e quindi ricomincia con l'altra gamba. l'esercizio può essere eseguito anche in posizione seduta. Anche questo movimento trae ispirazione dalle mosse naturali compiute dai neonati, per esempio il tentativo di succhiare l'alluce.
Respirare a pieni polmoni
L'allieva si sdraia sul dorso sollevando le gambe verso lo sterno e allargando le braccia con i palmi delle mani rivolto al soffitto. Tiene le ginocchia un pò divaricate e i piedi rilasciati. Avvicina la testa a un ginocchio sottoponendo il diaframma a una tensione, sostiene un attimo la posizione e si riabbandona con la schiena a terra mentre una naturale espirazione completa libera i polmoni. L'esercizio va ripetuto una quindicina di volte con ambedue le ginocchia.
Snodare tutto il corpo
L'allieva si strai sul ventre tenendosi le caviglie con le mani, poi solleva un pò il busto e le gambe e incomincia un dondolio che s'allarga progressivamente. Man mano che il movimento si va più amplio e più lento, l'allieva arriva a rovesciarsi sulla schiena toccando il pavimento con i piedi. È un movimento naturale, anche se apparentemente difficile, riuscirà quasi spontaneo se si ha una certa padronanza della tecnica distensiva. Va eseguito a occhi chiusi.
Equilibro con bastone
In questa serie di esercizi il bastone serve per testare il grado di rilassamento raggiunto dall'atleta. L'equilibrio. infatti, si ottiene tanto più facilmente quanto più i piedi o il dorso sono completamente decontratti. La ginnastica psicosomatica ha un duplice fine: liberare il corpo della corazza della tensione e contrazione e stimolare il sistema nervoso dall'eccesso degli stimoli emotivi e intellettuali a cui è sottoposto. I diversi movimenti aiutano lentamente gli individui a ritrovare le proprie reazioni istintive e quindi la capacità ormai perduta, all'abbandono e al riposto.
Palla e relax
In questa sequenza la palla viene usata come sostegno di ogni movimento distensivo. All'inizio posto sotto l'incavo del ginocchio, contribuisce a dare un senso di benessere e di completo riposo. Messa sotto i reni, con le ginocchia piegate e i piedi piantati a terra, fa affluire il sangue verso la testa mentre le gambe diventano leggere e si staccano dal suolo in un movimento spontaneo. A poco a poco l'allieva, portata dal suo stesso corpo, esegue i diversi movimenti che la condurranno, senza sforzo alcuno, alla pozione finale. E qui, se si trova completamente rilassata, potrà rimanere a lungo.
Questo prezioso articolo è stato recuperato con cura da Purpurri Colage Artist, rinvenuto in un suggestivo mercatino vintage toscano. Un'opera nata dalla penna di Grazia Livi negli anni '60, che conserva un'aura di attualità, sfidando il tempo con la sua intrinseca bellezza.
Comments